L’elettrolisi percutanea eco guidata (nota come USGET, dall’inglese “ultrasound-guided percutaneous electrolysis technique”) rappresenta una metodica relativamente nuova in Italia.
In questa intervista con il Dott. Marco Di Gesù, socio fondatore dell’Associazione Nazionale Fisiatria Interventistica (ANFI), possiamo leggere la sua esperienza con Physio Invasiva 2.0, il dispositivo Easytech per elettrolisi percutanea terapeutica.
Da quanto tempo utilizza Physio Invasiva 2.0?
Ho adottato il dispositivo Physio Invasiva 2.0 di Easytech da alcuni mesi, ma eseguo l’elettrolisi percutanea dal 2017.
Cosa ha determinato la sua propensione per questa metodica?
L’elettrolisi percutanea mi ha concesso validi risultati nel trattamento di alcune tendinopatie che non rispondevano ad altri trattamenti. E’ stato proprio il successo su un quadro di epicondilite cronica per la quale avevo già confidato vanamente su altre procedure terapeutiche che ha suscitato il mio interesse.
Per quali patologie o tipi di pazienti la sua prima scelta ricade sull’elettrolisi percutanea terapeutica?
Certamente per le patologie tendinee croniche in cui si associa un quadro ecografico di degenerazione del tendine. In tal caso, l’elettrolisi percutanea rappresenta a mio avviso una prima valida scelta per più motivi:
- per scarsa invasività della procedura, associata a minime controindicazioni, a fronte di altre tecniche mini-invasive di cui disponiamo;
- per la semplicità di esecuzione;
- per la perfetta integrazione con il percorso riabilitativo fisioterapico.
Può parlarci più approfonditamente dei vantaggi terapeutici dell’elettrolisi percutanea eco guidata rispetto alle altre tecniche a sua disposizione?
In Fisiatria Interventistica le procedure terapeutiche che utilizziamo per la gestione delle tendinopatie sono diverse, come le terapie fisiche, le onde d’urto, le tecniche infiltrative.
Rispetto alle altre procedure l’elettrolisi percutanea ha certamente minore invasività rispetto a tutte le tecniche infiltrative e una maggiore “focalità” di trattamento rispetto alle metodiche che, come le onde d’urto, sfruttano la cavitazione quale fenomeno fisico terapeutico.
L’elettrolisi percutanea rappresenta anche una delle procedure mini-invasive con i minori effetti collaterali e con costi per il paziente molto contenuti. Il paziente infatti può avvertire un minimo fastidio durante il trattamento ma, se richiesto, questo può essere preceduto da una piccola anestesia locale.
Nella sua esperienza, come rispondono i pazienti al trattamento con elettrolisi percutanea terapeutica? Quante sedute sono necessarie in media?
Le risposte all’elettrolisi variano certamente in relazione ai quadri clinici che ci troviamo ad affrontare: la compliance del paziente al trattamento di elettrolisi percutanea rappresenta certamente un fattore fondamentale.
In media sono necessarie, per la mia esperienza, 2-3 sedute, a distanza di 7 o 15 giorni l’una dall’altra. Il trattamento deve essere associato durante e dopo le stimolazioni a un percorso di esercizi e l’intera durata del percorso prevede di norma un follow-up a due mesi dalla prima seduta.
Qual’è il ruolo dell’elettrolisi percutanea eco guidata all’interno di un progetto terapeutico?
L’elettrolisi percutanea si inserisce perfettamente all’interno di un percorso riabilitativo che sfrutta la reazione tendinea alla stimolazione effettuata con corrente continua galvanica per modulare il corretto percorso di esercizio terapeutico.
Non va concepita come trattamento antalgico, cioè antidolorifico, poiché a tal fine disponiamo di altre procedure potenzialmente combinabili. L’elettrolisi percutanea con corrente galvanica si utilizza come iniziale “substrato” per stimolare la rigenerazione dei tessuti a cui seguono l’inserimento di un carico progressivo e un recupero funzionale che possa mantenersi nel tempo.
Un’esperienza diretta è il caso di un atleta di crossfit affetto da una tosta tendinopatia del rotuleo, il cosiddetto “ginocchio del saltatore”. Ho eseguito una seduta di elettrolisi ogni 7 giorni per un totale di tre sedute, alternate a un percorso di esercizi eccentrici. In seguito, abbiamo associato alcune sedute di laserterapia e alcune sedute di terapia manuale di supporto muscolare. Il risultato clinico a due mesi dall’inizio del trattamento è stato soddisfacente.
Qual è la sua prospettiva sulle altre correnti, alternative alla galvanica?
L’elettrolisi percutanea rappresenta in parte una procedura consolidata nella mia esperienza, in parte in via di rivalutazione per i protocolli che sfruttano gli alti livelli di energia erogabile dall’apparecchio Physio Invasiva 2.0 di recente immesso in commercio in Italia (fino a 15 mA).
Ma ciò certamente suscita per me un ulteriore e crescente interesse è la possibilità di combinare ai percorsi riabilitativi che propongo l’adozione delle correnti antalgiche, come la PES. L’utilizzo di correnti ad alti voltaggi come la PES 2.0 può potenziare l’effetto del trattamento con Galvanica Plus e sarà oggetto di studio da parte mia e dei colleghi dell’Associazione Nazionale Fisiatria Interventistica (ANFI) che hanno iniziato ad adoperare il dispositivo Physio Invasiva 2.0.